Siamo alla metà del
XIII secolo. La storia politica occidentale dell'epoca ruota intorno a due grandi opposizioni: quella tra cristiani e musulmani, con le relative guerre crociate, e quella tra Chiesa e Impero, che
a sua volta si concretizza in una serie di scontri armati. I miei protagonisti storici, perciò, sono strettamente legati a questi eventi: papa Innocenzo IV Fieschi è colui che confermerà la
scomunica all'Imperatore Federico II di Svevia; re Luigi IX di Francia è l'organizzatore della VII Crociata, cui partecipano i miei
protagonisti maschili; Federico II non compare direttamente ma è spesso evocato: è lui il "grande nemico" del papa e quindi della famiglia Fieschi.
Sinibaldo Fieschi dei Conti di Lavagna (Manarola, 1195 circa – Napoli, 7 dicembre 1254), 140° papa
Figlio di Ugo, conte di Lavagna e della nobile Beatrice Grillo.
Fu eletto papa nel 1243, dopo un conclave molto lungo e complesso per la situazione di attrito tra Chiesa e Impero, e grazie all’appoggio di
Federico II di Svevia che vedeva in lui un possibile alleato. Innocenzo IV si trasformò invece in un acerrimo nemico dell’imperatore, tanto da instaurare un clima bellicoso che lo costrinse a lasciare Roma per la minaccia imperiale e trasferirsi
in Francia, a Lione, dove indisse un Concilio che confermò la scomunica di Federico, definito eretico e anticristo, e lo dichiarò deposto, con immediate ripercussioni politiche e un inasprirsi
della guerra. Dopo la morte dell’imperatore Innocenzo IV tornò in Italia e continuò la battaglia contro i figli del defunto imperatore.
Nel romanzo presento Innocenzo come un uomo giusto e dedito alla Chiesa, ma più ancora alla famiglia Fieschi, feroce nemico di Federico II e dei
suoi sostenitori genovesi, i membri delle famiglie Spinola e Doria. Al momento del trasferimento in Francia, egli porta con sé il figlio illegittimo di suo fratello Tedisio, Francesco
(personaggio immaginario e protagonista maschile della trilogia “Fieschi e Doria: saga di una rivalità”), a proposito del quale gira voce che sia in realtà figlio suo. Nutrirà sempre un grande
affetto per questo nipote scomodo e scapestrato, coprendone le azioni spesso indegne.
LUIGI IX il Santo, re di Francia (Poissy, 25 aprile 1214 - Tunisi, 25 agosto 1270)
Fu il quarantaquattresimo re di Francia, nono
della dinastia capetingia, dal 1226 fino alla sua morte.
Figlio di Luigi VIII e di Bianca di
Castiglia, subì fortemente l’influsso della madre che ebbe la reggenza dopo la morte del marito, fino alla sua maggiore età. Cattolico fervente e sovrano illuminato e amato, portò
gradualmente la Francia da una monarchia feudale a un moderno assolutismo ispirato al diritto imperiale romano.
Fu un convinto collezionista di reliquie e in
particolare acquistò un frammento ritenuto del legno della Croce, per la cui conservazione dal 1242 in due anni fece costruire la Sainte-Chapelle, capolavoro del gotico
francese.
Durante una grave malattia fece voto di
combattere per la riconquista della Terrasanta e, dopo la sua guarigione ritenuta miracolosa, organizzò la VII Crociata contro l’Egitto, risolta in disastro anche per le intemperanze del
fratello Roberto d’Artois e finita con la sua cattura e il pagamento di un pesantissimo riscatto. In seguito organizzò una nuova Crociata diretta contro Tunisi, durante la quale trovò la
morte per malattia.
Nei primi due volumi della trilogia "Fieschi e Doria: saga di una rivalità" ha un ruolo
molto importante. Lo descrivo come un personaggio giusto, carismatico, molto amato dai suoi sudditi e da Francesco e, inizialmente, capace di tenere sotto controllo le inimicizie e i rancori
all’interno dell’esercito crociato. Nel primo volume viene coinvolto suo malgrado in una vicenda di false reliquie architettata dallo scudiero di Francesco, Mathieu, durante la sosta della
flotta crociata a Cipro. Il secondo volume narra le vicende della VII crociata e la fede che fino all’ultimo animò il re, che cercò di porre rimedio ai crescenti dissapori causati
dall’andamento fallimentare della guerra, dopo la prima facile vittoria riportata a Damietta.
(Jesi, 26 dicembre
1194 - Fiorentino di Puglia, 13 dicembre 1250). Fu imperatore dei romani dal 1211 e re di Gerusalemme dal 1225.
Nonostante sia un personaggio che io amo molto, nella mia trilogia “Fieschi e Doria: saga di una rivalità” Federico è visto negativamente, dal punto di
vista di una famiglia, quella dei Fieschi, che aveva decisamente sposato la causa guelfa filo-papale. E’ perciò giudicato un traditore della Cristianità, che, grazie alle informazioni
ricevute da spie, avrebbe addirittura avvisato il Sultano del luogo di sbarco della flotta crociata. Il suo nome è inoltre legato indissolubilmente a quello di un uomo misterioso, di cui in
“La brigante” si scoprirà finalmente l'identità, uomo che sembra congiurare contro Francesco Fieschi, facendo ricadere su di lui l’accusa di spionaggio.
Figlio di Enrico VI di Hohenstaufen e di Costanza di
Altavilla, Federico riunì in sé l’eredità paterna dell’impero e quella materna del regno normanno di Sicilia. Personaggio di grande carisma e interessato a ogni campo del sapere, dall’arte
alla letteratura alla giurisprudenza, fu grandemente ammirato o avversato dai contemporanei e ricevette l’appellativo di “Stupor mundi”. Parlava sei lingue e fu protettore dei poeti della
scuola siciliana, una delle prime scuole di poesia in volgare. Egli stesso scrisse un importante trattato, il “De arte venandi cum avibus”, di cui sopravvivono ancora diverse copie
elegantementi minate. La sua corte nel Regno di Sicilia fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica ed egli favorì sempre l’incontro tra le culture e la
pacificazione tra le potenze del tempo. La sua negazione del diritto di potere temporale della Chiesa lo portò però a un contrasto insanabile con il Papato, che gli valse la scomunica
comminata da Gregorio IX e confermata da Innocenzo IV.