L'alchimia

Heinrich Kuhnrath, Amphitheatrum Sapientiae Aeternae, 1595                   (foto tratta da Wikipedia)
Heinrich Kuhnrath, Amphitheatrum Sapientiae Aeternae, 1595 (foto tratta da Wikipedia)

L'alchimia è la pratica attraverso la quale si ricerca il principio attivo (detto quintessenza o pietra filosofale) capace di svelare i segreti della vita e tramutare i metalli in oro.

Essa è l’arte della trasmutazione, basata sulla volontà di partire da un materiale imperfetto (la materia prima) e purificarlo attraverso una serie di operazioni in cui si sommano principi scientifici (reazioni chimico-fisiche) e pratiche spirituali. La produzione dell’oro non è da intendere, o non solo, come trasmutazione fisica, ma anche come raggiungimento di uno stadio spirituale superiore della natura dell’uomo stesso.

Non esiste una interpretazione univoca di questa disciplina, che ha origine in Oriente intorno al III secolo a.C. ma si sviluppa pienamente a partire dal IV secolo d.C. per poi trovare nuove interpretazioni nel mondo arabo e attecchire in Occidente dal XII secolo, con un apice di sviluppo nel XVI-XVII secolo. Per molti sapienti l’alchimia avrebbe una diretta origine divina. Il primo testo alchemico di cui si ha notizia è la “Physika” di Bolo di Mendes (III sec. a.C.?). Altri nomi riportati sono quello di Maria l’Ebrea (da cui prende il nome la tecnica ancor oggi chiamata bagnomaria) e di Cleopatra, che taluni ritengono essere la famosa regina. Ma il testo più importante è la Tavola di Smeraldo attribuita a Ermete Trismegisto (da cui il termine “ermetico”), talvolta identificato con lo stesso dio Hermes.

Chiamata anche sacra filosofia, grande opera, lavoro di sapienza, l’alchimia richiede una dedizione totale ed è basata soprattutto sulla trasmissione orale, da sapiente a sapiente e rigorosamente segreta per i non adepti, delle conoscenze. E’ pertanto difficile definirne in modo sicuro i caratteri e i procedimenti. La stessa Pietra filosofale, detta anche elisir o tintura, viene descritta talvolta come una polvere, talaltra come una cera o una vera e propria pietra. Essa costituisce l’essenza perfetta di tutti gli elementi, la loro componente spirituale indistruttibile e divina.

Giovanni Stradano, Il laboratorio dell'alchimista, 1570 ca.
Giovanni Stradano, Il laboratorio dell'alchimista, 1570 ca.

Alla Pietra filosofale si arriva tramite una serie di procedimenti chimici attuati in conformità con determinate situazioni astrologiche e a volte reiterati per decine se non centinaia di volte, durante i quali vengono separati il principio maschile e quello femminile presenti negli elementi Acqua, Aria, Terra e Fuoco, costitutivi di ogni materia terrestre, fino a liberarne la componente pura, presente nel nucleo, e ricombinarla in modo nuovo. Nell’oro i quattro elementi sarebbero presenti in perfetto equilibrio.

Il processo prende l’avvio dal trattamento della cosiddetta materia prima; essa viene descritta spesso come un materiale vile e comune, che tutti conoscono senza saperne però le proprietà, note solo ai sapienti. Durante il trattamento essa attraversa diverse fasi, come la nigredo, considerata la “morte” della materia stessa, che ne libera l’anima, che può essere condensata e tornare a nuova vita (“resurrezione”). Aggiungendo ad essa un elemento nutritivo si produce una crescita che giunge alla fase detta della pietra o rosa bianca (principio femminile), capace di mutare i metalli in argento. L’ulteriore lavorazione dell’elisir porta alla formazione della rosa rossa, la vera e propria pietra filosofale, capace di tramutare i metalli in oro.

I principali strumenti e le fasi del processo sono quelli descritti nel romanzo a pa.272 e seguenti.