Leonardo e la musica
Dette alquanto d’opera alla musica, ma tosto si risolvé a imparare a sonare la lira, come quello che da la natura aveva spirito elevatissimo e pieno di leggiadria; onde sopra quella cantò divinamente all’improvviso.
Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)
Marcantonio Raimondi, Orfeo ammansisce le belve, 1505 ca (possibile ritratto
di Leonardo) (da Wikipedia)
"Nella stanza regnava un frastuono terribile, quasi ci fosse un centinaio di strumenti suonati nello stesso momento ma in modo del tutto discordante, senza una partitura comune.
<<Sto facendo degli esperimenti sul passaggio del suono attraverso diversi materiali. Sapete, il suono si sposta come le onde sull'acqua, allargandosi allo stesso modo. Sto cercando di capire quanto la natura del mezzo in cui si propaga influisca sulla velocità e sulle sue caratteristiche>>"
(La musica del male, pag. 135)
L’interesse per la musica e per il suono è una costante dell'attività di studioso di Leonardo, che arrivò a capire che il suono si diffonde in modo simile a quello delle onde causate dal lancio di una pietra nell'acqua e studiò il diverso propagarsi del suono attraverso mezzi diversi.
Parigi, Institut de France, Manoscritto E, f. 42 v: “Difinizion de l’onde e impeto del vento contro a’ volatili”, 1513-1514 circa. Penna e inchiostro, cm 15 x 9,9
Leonardo si occupa anche spesso dell'indagine sulla musica in quanto arte: soprattutto nel "Paragone tra le arti" inserito nel Trattato della pittura ma anche in altre note sparse, ad esempio del Codice Atlantico. La sua concezione della musica pare quasi contraddittoria: da un lato il Maestro sembra voler accordare alla musica una sorta di superiorità, in quanto "figurazione delle cose invisibili", che "trastulla con grazia l'anima" e in quanto arte liberale basata "sulle proporzioni delle quantità continue", dall'altro però la definisce sorella minore della pittura (cui attribuisce le stesse caratteristiche di proporzionalità tra le parti).
Leonardo, Uomo vitruviano, penna e inchiostro su carta, Venezia, Gallerie dell'Accademia (da Wikipedia)
"<<Volete sapere quali sono le proprietà magiche della lira? Vi avevo promesso che un giorno ve le avrei spiegate. Ebbene, sono pronto a farlo ora.>>
<<Vi ascoltiamo, Maestro>> lo incitarono all'unisono.
<<Allora preparatevi a un viaggio nel mondo magico della matematica!>>
(La musica del male, pag.139)
Nei suoi scritti, Leonardo più volte elogia della musica "la proporzionalità dei tempi armonici", ovvero la sua componente matematica e proporzionale. Essa
"...compone armonia con le congiontioni delle sue parti proportionali operate nel medesimo tempo, costrette à nascere e morire in uno o più tempi armonici"
(Leonardo, Trattato della pittura, Il paragone tra le arti)
Il passo, di non agevole comprensione, si riferisce probabilmente alla doppia proporzionalità della musica: quella armonica delle varie voci emesse contemporaneamente (le parti proportionali operate nel medesimo tempo) e quella strutturale delle sezioni musicali che si susseguono (i tempi armonici). In ogni caso, Leonardo avvalora una concezione matematica, proporzionale, pitagorica, della musica (la ragione per cui la musica era inserita tra le arti liberali). Tuttavia ribadisce la sua inferiorità rispetto alla pittura, in quanto
"...quella cosa è più degna, che satisfa a miglior senso. Adonque la pittura, satisfatrice al senso del vedere, è più nobile che la musica, che solo satisfa all'udito."
(Leonardo, Trattato della pittura, Il paragone tra le arti)
Inoltre
"...la pittura eccelle e signoreggia la musica perché essa non muore immediate dopo la sua creazione, come fa la sventurata musica, anzi, resta in essere, e ti si dimostra in vita quel che in fatto è una sola superficie."
(Leonardo, Trattato della pittura, Il paragone tra le arti)
Il concetto della mortalità della musica è ribadito in un appunto del Codice Atlantico, foglio 382 v-a:
"La musica ha due malattie, delle quali l'una è mortale e l'altra è decrepitudinale. La mortale è congiunta all'istante seguente a quel della sua creazione. La decrepitudinale la fa odiosa e vile nella sua replicazione."
Forse anche per questo motivo, non ci risulta che Leonardo abbia mai composto brani musicali scritti per essere consegnati ai posteri. La sua era un'attività di cantante "all'improvviso": cantava cioè testi musicali creati sul momento, accompagnandosi con un sottofondo armonico di accordi eseguiti con la lira da braccio.
Ci sono giunti brevi testi poetici che probabilmente erano destinati a un'esecuzione canora: tra questi, il più noto è "Muovesi l'amante", eseguito anche da Ornella Vanoni e da Giorgia su musica moderna:
Muovesi l'amante per la cos'amata come il senso e la sensibile
e con seco s'unisce e fassi una cosa medesima.
L'opera è la prima cosa che nasce dell'unione.
Se la cosa amata è vile, l'amante si fa vile.
Quando la cosa unita è conveniente al suo unitore,
lì segue dilettazione e piacere e sadisfazione.
Quando l'amante e giunto all'amata, lì si riposa.
Quando il peso è posato, lì si riposa.
https://www.youtube.com/watch?v=-VR3i2hf84c
Per il resto, di mano di Leonardo ci sono giunte solo poche righe musicali, da intendere come giochi e rebus, non come vere e proprie proposte artistiche.
"<<Il nostro grande musico ci propone giustamente un enigma musicale. Quindi... vediamo un po'...>> Girò il foglio verso gli ospiti, che si pigiavano per leggere e cercare di indovinare.
<<Ci sono delle note musicali!>>
<<Prima dell'ultima note c'è scritto "zza".>>
<<Il primo segno sembra un orecchio.>>
<<No, ti sbagli, è una lettera.>>
<<Ma che dici? E' un amo da pesca.>>
<<Giusto, è un amo!>>
<<E le note? Mi pare una scala: re, mi, fa, sol, la.>>
I commensali si diedero da fare per qualche minuto, scervellandosi sull'indovinello, quando Gian Galeazzo disse, d'un fiato: <<AMO-RE MI FA SOL-LA-ZZA-RE: l'amore mi fa sollazzare!>> Poi batté sul tavolo quello che voleva essere un pugno, ma che risultò poco più di un leggero tocco, data la sua debolezza.
<<E bravo, Gian Galeazzo. Avete indovinato>> si congratulò Leonardo."
(La musica del male, pag.196)
Alcune note musicali, difficilmente decifrabili, si trovano nel cartiglio in mano al cosiddetto "Musico" della Pinacoteca Ambrosiana:
Un altro esempio di rebus, simile a quello presentato nel romanzo, è il seguente, con sottostante risoluzione (la foto è rovesciata per permettere la lettura del testo):
Riportato in chiavi moderne e "tradotto" utilizzando la solmisazione, alla base del solfeggio quattrocentesco, si dovrebbe eseguire così (cortesia di Gaetano Conte, Associazione Pro musica Antiqua, Savona):
Rimane ancora da ricordare un'ultima ipotesi, ardita ma affascinante, portata avanti a partire dagli studi sulle mani dei commensali del Cenacolo di Santa Maria delle Grazie resi noti nel 2004 dal mio illustre e compianto concittadino, il prof. Renzo Mantero, esimio chirurgo della mano: la posizione delle mani corrisponderebbe a quella di uno spartito musicale, da leggersi da destra a sinistra come tutti gli scritti leonardeschi. L'ipotesi è stata ripresa e approfondita dal musicologo G. M. Pala nel 2007 nel libro La musica celata. Lo spartito "nascosto" corrisponderebbe a un inno a Dio adatto a una esecuzione all'organo.