Il Duomo di Niccolò
Dopo una fase di intensa attività ai tempi di Gian Galeazzo Visconti, che aveva fondato il Duomo nel 1386, nel XV secolo i lavori rallentarono, salvo riprendere con nuovo slancio alla fine del secolo, nell'età di Ludovico il Moro, sotto la guida del grande architetto Giovanni Antonio Amadeo.
Nel periodo in cui è ambientato il romanzo i principali direttori dei lavori furono Filippino degli Organi, attivo dal 1402 al 1448, Giovanni Solari e suo figlio Guiniforte, che definì le linee guida generali dell'edificio, risolvendo anche i problemi statici che ostacolavano la costruzione dell'elemento architettonico più complesso, l'enorme tiburio che si desiderava innalzare sopra la crociera.
All'epoca dei fatti narrati, ormai conclusa la zona absidale, i lavori si concentravano soprattutto nel corpo longitudinale, progressivamente allungato fino a raggiungere la sesta campata e allinearsi alla facciata della vecchia basilica di Santa Maria Maggiore, che ancora veniva usata come facciata della nuova Cattedrale. L'ulteriore prosecuzione fino alla nona campata, simboleggiata da una colonna posta nel 1456 nel punto dove avrebbe dovuto sorgere la facciata definitiva, era resa difficoltosa dalla presenza nella piazza dell'Arengo della chiesa di Santa Tecla (demolita nel 1461) e di un'ala avanzante del Palazzo Ducale.
Mancavano inoltre tutta la zona della cupola (che sarebbe stata terminata dall'Amadeo nel 1500, per cui in quel punto il tetto era schermato da teloni e assi di legno), il soprastante tiburio con la cuspide centrale e quasi tutto il ricco apparato di guglie, archi rampanti e pinnacoli che costituisce oggi l'aspetto più vistoso del Duomo ma che è di età prevalentemente ottocentesca.
Insomma, l'aspetto quattrocentesco del Duomo era ben diverso da quello che ammiriamo oggi, caratterizzato da maestosità ma al contempo eleganza dei dettagli.
I luoghi del romanzo
... Onorio, seduto sulla copertura di un'edicola poggiata a terra e pronta per essere issata su uno dei grandi capitelli disegnati cinquant'anni prima da Giovannino de' Grassi, strizzò le palpebre... (pag.38)
... l'ampio fascio di luce attraversava tutto il retrocoro (...) e si arrestava di colpo nel presbiterio, proiettando a terra l'ombra elegante della raza, il sol iustitiae... (pag.38)
... Il gigante con cui stava parlando ad alta voce era proprio quello che lui aveva soprannominato "lo Sdendato", per via delle labbra tutte risucchiate all'indentro (...). Per la verità, non gli era particolarmente simpatico, preferiva il gigante alla sua sinistra, nonostante l'espressione severa e arcigna, dovuta forse alle braccia incrociate sul petto con sussiego... (pag.68)
... Ma il più buffo era il Parruccone, con la sua fluente barba ondulata e una criniera altrettanto folta, completata da due enormi baffoni... (pag.69)
... L'anziana signora era inginocchiata, immersa in preghiera, in un punto semideserto della navata; (...) davanti a lei l'altare dedicato alla Virgo potens... (pag.81)
... stava realizzando un volto di angelo da utilizzare, se gli fosse venuto bene, come peduccio per la cornice dello zoccolo esterno del duomo... (pag. 136)
(foto di Giovanni dall’Orto)
... Si fermarono sotto lo splendido timpano cuspidato, scolpito e colorato a tinte vivaci da Hans von Fernach, l'opera del duomo che forse Niccolò più amava... (pag.166)
(foto di Giovanni dall’Orto)
... presto guglie molto più alte l'avrebbero surclassata; ma per ora Gian Galeazzo Visconti dominava con gesto imperante i bassi tetti di Milano... (pag.182)
... Un sottile rivolo d'acqua attraversava l'antro da parte a parte, formando, poco prima di incunearsi in un anfratto della roccia e sparire, una piccola vasca traboccante di liquido limpido... (pag.272)
... Dal momento che Maria osservava con curiosità le decorazioni variopinte del portale della sacrestia, in particolare la splendida cuspide e le cinque guglie che la serravano (...), Niccolò prese a spiegare... (pag.293)
... Quando finalmente riuscì a recuperare la vista, mosse alcuni passi esitanti, gettando uno sguardo attraverso i sottili ricami marmorei che orlavano il terrazzino su cui erano sbucati, poco sotto l'ultima cuspide traforata della guglia Carelli... (pag.180)
... "Vado a vedere come procedono i lavori al finestrone absidale" disse Niccolò per nulla interessato alla diatriba... (pag.334)
... Niccolò sperò che la ragazza non gli chiedesse il significato di quell'opera, una raffigurazione simbolica dell'intero processo alchemico... (pag.298)
... Il Creatore era raffigurato come un antico capo druidico, con lunga barba e capelli bianchi, nell'atto di mettere in moto le forze della natura pronunciando arcane formule magiche... (pag.335)
... Si potevano intuire gli elementi basilari dei quattro torrini o gugliotti che, rispettando la descrizione dell'Apocalisse, avrebbero dovuto simboleggiare i quattro Evangelisti ai lati dell'Eterno Padre... (pag.342)
... Pure il Damerino, come lui chiamava l'Uomo con la clava di Matteo Raverti, per i vestiti attillati e l'elegante pizzetto, era in buona salute, anche se gli sembrava che si appoggiasse al bastone con maggiore pesantezza... (pag.353)
... gli pareva più piegato del solito il Ginnasta, alle prese con lo stesso esercizio che gli aveva insegnato Lorenzo contro il mal di schiena... (pag.353)
... e il Riccio, il bellissimo guerriero boccoluto con il drago, gli pareva più immusonito di prima... (pag.353)
... Chissà se avrebbe mai avuto posto lassù il suo Angelo con la corona di spine? (pag.435)
... Dal punto in cui era (...) poteva indovinare gli arconi della crociera, con gli estradossi decorati dalle stupende statue (pag.435)